“E’ evidente che la comunità vignolese non è il primo dei suoi pensieri”: il segretario del Pd di Vignola Andrea Ghiaroni risponde al quasi ex-sindaco Simone Pelloni che si sente in diritto di dare “pagelle” alle possibili alleanze delle opposizioni in vista delle elezioni, ma non pensa di dover difendere gli ottimi risultati ottenuti nella lotta alla pandemia dalle Cra del suo territorio. Ecco la dichiarazione di Andrea Ghiaroni.
“Non ha ancora ufficializzato la sua scelta tra le poltrone di primo cittadino e quella di consigliere regionale per sfruttare fino all’ultimo la visibilità che gli viene dall’essere sindaco di una realtà importante come Vignola, ma, nel contempo, si allinea ai diktat regionali della Lega senza pensare nemmeno di provare a difendere le eccellenze del suo territorio. Il quasi ex-sindaco Pelloni si conferma “cerchiobottista” come la sua carriera politico-amministrativa ha ampiamente dimostrato.
Mentre il commissario ad acta per la lotta all’epidemia di Covid-19 Venturi plaude all’Asp di Vignola per non aver registrato contagi né tra gli ospiti né tra gli operatori, Simone Pelloni sottoscrive una interrogazione del Gruppo regionale della Lega che parla di situazione nelle Cra “fuori controllo e devastante per il numero di decessi”. Avrebbe potuto almeno provare a sottolineare l’efficacia delle buone pratiche adottate nell’Unione Terre di Castelli o quantomeno avrebbe potuto rifiutarsi di firmare un atto che, così come concepito, non discrimina tra situazioni oggettivamente diverse.
E’ evidente che la comunità vignolese non è il primo dei suoi pensieri: non lo è stato quando ha lavorato per fare il salto da vice-sindaco a sindaco, non lo è stato quando ha deciso di lasciare pure questo incarico per un altro anche maggiormente remunerato. E nel frattempo non tralascia di dare “pagelle” alle possibili alleanze costruite dall’opposizione in vista della prossima tornata elettorale, ancora una volta “anticipata” grazie al suo operato.
Il Partito democratico lavora per costruire un progetto amministrativo che guarda alla Vignola del futuro e poggia su una grande comunità di intenti. Non ci sono ancora stati contatti con Smeraldi, ma c’è piena disponibilità a ragionare con tutti coloro con cui possiamo condividere valori e progettualità. E’ ora di garantire una vera prospettiva di crescita per la nostra città, per i nostri giovani e per le nostre imprese”.
I Gruppi consiliari Pd e Vignola Cambia stigmatizzano il fatto che neppure nella seduta del Consiglio comunale di Vignola di martedì 14 aprile il sindaco Pelloni ha comunicato la sua scelta tra la poltrona di primo cittadino e quella di consigliere regionale. Ecco la loro nota congiunta:
“Prendiamo atto, a seguito del Consiglio comunale svoltosi martedì sera, che il sindaco Simone Pelloni, eletto consigliere regionale nell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna il 26 gennaio scorso, non ha ancora espresso alcuna opzione riguardo la carica che intende conservare (sindaco o consigliere regionale, stante la palese incompatibilità tra le due), nonostante fosse stato invitato a adempiere da questo stesso Consiglio nella seduta del 24 marzo.
Pur riconoscendo che la procedura fin qui seguita è conforme a quanto previsto dal Testo unico degli Enti locali, riteniamo incomprensibile e altamente inopportuna la scelta – o meglio, non-scelta – del sindaco Pelloni. L’Amministrazione comunale di Vignola necessità di chiarezza e non di un vertice “bifronte”, diviso tra un quasi-non-più-sindaco e un non-ancora-sindaco. Troviamo poi stonata l’affermazione di Pelloni, pronunciata martedì sera in Consiglio, per cui non avrebbe optato e atteso fino all’ultimo giorno utile per poter partecipare alla prossima seduta, prevista il 4 maggio, e poter votare così il rendiconto d’esercizio 2019: viene da chiedersi se un atto fondamentale per il Comune è calendarizzato solo in funzione dei desiderata del sindaco uscente, che comunque avrebbe già avuto modo di presentare adeguatamente alla cittadinanza il proprio bilancio di “mezzo” mandato, senza bisogno della “vetrina” di un ulteriore Consiglio.
Non è nostra intenzione fare polemica, specialmente in questa fase di emergenza, ma è evidente che tutta questa fase è stata gestita in maniera confusa e strumentale. Ci auguriamo di essere comunque giunti alla fine di questo infinito percorso: dopo oltre tre mesi dalle elezioni regionali crediamo che sia ora di voltare pagina con nettezza e senza tentennamenti”.
Stefano Bonaccini è stato riconfermato presidente della Regione Emilia-Romagna con il 51,42% dei voti (1.195.742) contro il 43,63 della sua avversaria (1.014.672). Hanno votato 2.373974 elettori (il 67,67% degli aventi diritto).
A Vignola Bonaccini si afferma con il 51,04% (6.310 voti) contro il 44,21% (5.466 voti) della Borgonzoni. Il centrosinistra torna quindi maggioranza dopo tre tornate elettorali.
Per quanto riguarda i risultati delle liste, primo partito risulta la Lega, con 4.020 voti (il 34,63%), il Partito Democratico accorcia a 3.633 (il 31,30%). Ottimo risultato della lista civica “Bonaccini presidente”, che con 1.228 (10,58%) è decisiva per la vittoria del governatore uscente. 250 voti per Emilia Romagna Coraggiosa, 228 per Europa Verde, 174 per Più Europa, 40 per Volt. Nel centrodestra, 832 voti per Fratelli d’Italia, 245 per Forza Italia, 191 per la civica “Progetto Emilia Romagna”, 38 per “Giovani per l’ambiente”, 25 per il Popolo della Famiglia.
Infine, per quanto riguarda le preferenze dei candidati nella lista del Partito Democratico, la più votata è Luciana Serri con 193 preferenze, seguita da Luca Sabattini con 175; staccata Francesca Maletti con 77, seguono poi Giulia Bosi con 68, Giuseppe Boschini 54, Palma Costi 48, Enrico Campedelli 46, Pier Giorgio Rebecchi 0.
Anche quest’anno, nonostante i roboanti proclami della maggioranza, non si segnalano molte novità negli interventi previsti per il prossimo triennio, e gli unici progetti degni di nota – presentanti con particolare enfasi alla cittadinanza – non hanno gambe solide con cui viaggiare. Il caso è quello della riqualificazione della stazione dei treni: venduta come cosa già fatta, con tanto di rendering pubblicato in rete dall’Amministrazione, al momento vede solo l’abbattimento dei vecchi edifici per lasciare spazio a un presunto parcheggio; per il resto, il bilancio appena approvato certifica che le risorse per la rigenerazione dell’area sono pari a zero per almeno i prossimi due anni.
Ma sono numerosi i motivi di contrarietà al documento di programmazione presentatoci dalla Giunta. Li abbiamo raccolti per titoli, sperando di fornire una versione alternativa rispetto alla propaganda della maggioranza.
PULIZIA
Il porta a porta, che pure
condividiamo come filosofia, non ha risolto il problema della pulizia,
dell’ordine e del decoro cittadino. Vignola rimane una città se non sporca,
certo non pulita. Ci sono ancora abbandoni di rifiuti nelle strade di accesso
al complesso urbano (Via Ca’ de Barozzi fino alla confluenza con via Montanara,
in località Bettolino). Bene il coinvolgimento dei cittadini, della società
civile e delle imprese nel rispetto dell’ambiente, ma appare necessario
intraprendere un ulteriore dialogo con l’ente gestore del servizio di raccolta
rifiuti. Ci meravigliamo, che non sia stato preso in considerazione un piano a
parte, specifico, per le esigenze del centro storico. I rifiuti, seppur
contenuti negli appositi sacchi messi a disposizione per la raccolta
differenziata, stazionano sotto i portici e sui marciapiedi già stretti,
contribuendo a dare un’immagine squallida e degradata, con problemi connessi
anche d’igiene. Se vogliamo far diventare Vignola una città attrattiva, non
solo durante occasioni particolari che vedono il loro svolgimento durante le
ore del giorno, ma che predisponga cittadini e visitatori alla sosta serale nei
luoghi di memoria e di maggiore suggestione del centro storico, occorre
ripensare alla cura e alla pulizia in particolare di questi spazi pubblici. Si
potrebbe valutare, sulla scorta di quanto realizzato in altre città, un centro
di raccolta temporaneo in un locale appositamente adibito alla raccolta
giornaliera dei rifiuti del centro storico, in attesa che il gestore proceda al
prelievo e al carico alle scadenze periodiche concordate.
CENTRO STORICO
Aldilà del problema rifiuti, il
Centro storico meriterebbe investimenti significativi, non limitati alla
pavimentazione del pedonale. Va riqualificata la zona, per garantire il
transito sicuro da parte di chi percorre la parte più tipica dell’abitato.
Dovrebbe essere rivista l’illuminazione delle strade con portici ai lati che
fungono da collegamento coi parcheggi di via Zenzano e del complesso della
piscina comunale. Andrebbe affrontato anche il problema della rete fognaria e
della raccolta dell’acqua piovana, che in occasione di piogge consistenti ha
provocato disagi e semi allagamenti. Sarebbe importante creare punti atti a
costituire presidi del territorio. Perché l’Amministrazione non si fa carico
delle spese necessarie e mette a disposizione uno degli stabili sfitti (ex
negozio Riccò, ad esempio) anche nelle ore serali, a turno, delle Associazioni
di volontariato attive sul territorio? Un tale esperimento potrebbe coniugare
esigenza di sicurezza con ampliamento del numero degli utenti interessati
all’ambito sociale di cui sono espressione i gruppi di volontariato.
SICUREZZA
L’aumento della dotazione di
personale e gli spostamenti degli agenti prevalentemente a piedi, non hanno
migliorato la percezione di sicurezza del cittadino; poco si sa della
collaborazione con le altre forze dell’ordine e dell’uso degli strumenti
legislativi messi a disposizione del Sindaco. Salvo qualche blitz dei
Carabinieri, che fa notizia e ottiene visibilità sui quotidiani locali, alcune zone
di Vignola appaiono malfrequentate, soprattutto nelle ore serali. Sono
all’ordine del giorno i furti in abitazioni e in negozi; in aumento i casi di
truffe agli anziani. L’esperienza positiva, anche dal punto di vista sociale,
del controllo di vicinato, vorrebbe sostenuta e ulteriormente promossa come una
buona pratica da seguire in tutti i quartieri della città.
VIABILITA’
Dall’inizio del mandato sentiamo
parlare di ritardo nella realizzazione del PUT; alcune vie di Vignola sono
caratterizzate da traffico sostenuto nelle ore di punta. Dovrebbero essere
migliorati il coordinamento dei semafori del centro e la visibilità di certi
passaggi pedonali (es. incrocio via A. Plessi/via Bellucci, incrocio via M.
Pellegrini/Via Tavoni; incrocio via Matteotti /Via Libertà). Le sollecitazioni
da parte delle minoranze sulla presa in carico della pericolosità di via
Resistenza in prossimità del polo scolastico sono rimaste inascoltate. (Parcheggio
pullman turistici zona ricavata dall’area dell’ex distributore di fronte
all’ospedale: poi percorso pedonale idea M. Maisani)
PROMOZIONE DEL TERRITORIO
Vignola langue, se si escludono
certe iniziative a spot, con ricadute momentanee, non si notano progetti che
investano in modo duraturo sulla sua valorizzazione; tutto ricade nel qui e ora
e prevale l’aspetto strettamente commerciale. Il venir meno poi della
collaborazione con la Fondazione di Vignola per la gestione del PIT ha
ulteriormente impoverito l’organizzazione dell’offerta turistica.
COMMERCIO
L’Amministrazione afferma che un suo obiettivo primario sia quello di valorizzare le attività commerciali del centro. In realtà, se si escludono alcuni negozi ormai storici, gestiti dalla stessa famiglia da più generazioni, molti esercizi chiudono; o cambiano spesso titolare, o si trasferiscono dove i canoni di locazione sono più bassi e le spese compatibili con la loro sopravvivenza. Vie facenti pur sempre parte del nucleo del centro, un tempo animate, come ad esempio G. Bruno e il tratto iniziale di Via Tavoni, vedono un alternarsi di locali sfitti da tempo. Siamo d’accordo sulle responsabilità della grande distribuzione e delle vendite online, ma bisognerebbe pensare ad una seria politica di sostegno. In un momento in cui il tasso di occupazione è in crescita, dopo la lunga coda della crisi, gli sportelli d’ascolto riportano dati allarmanti anche sugli effetti collaterali dovuti al fallimento delle attività in proprio.
Insomma, un quadro poco incoraggiante, che avrebbe bisogno di maggiore attenzione e decisione da parte dell’Amministrazione comunale e del sindaco, che paiono invece distratti e ben poco solleciti nell’affrontare le questioni ancora sul tavolo. A tutto ciò si aggiunge il grave sgarbo istituzionale della mancata convocazione delle parti sociali per presentare i principali contenuti del bilancio: Vignola è stato l’unico comune delle Terre di Castelli a non aver rispettato il Protocollo di relazioni sindacali in essere, come denunciano le maggiori sigle sindacali in un comunicato (http://www.cgilmodena.it/comune-vignola-approva-bilancio-previsione-2020-senza-confronto-organizzazioni-sindacali-confederali/)
Presso il Circolo PD di
Vignola si stanno costituendo gruppi di lavoro tematici su argomenti di
interesse per tutti i cittadini: Sanità, Diritti e pari opportunità, Cultura, Sicurezza,
Economia e Agricoltura, Sport e Ambiente.
Le finalità principali sono di
mettere in comune punti di vista, permettere scambi di idee, individuare
problemi, raccogliere esigenze e proposte.
Riteniamo infatti che attraverso la partecipazione di tante voci si possano raccogliere gli elementi essenziali per formulare un programma politico solido e propositivo che guardi ad un futuro di sviluppo del nostro territorio.
Ogni gruppo si autorganizzerà per quanto riguarda tempi e modi per incontrarsi e per darsi un metodo di lavoro e avrà un coordinatore con il compito di portare a sintesi i risultati degli incontri.
“Le istituzioni hanno il compito, adesso, di non lasciare sola la scuola, così come non devono lasciare sole le famiglie. Occorre un coordinamento fra vari attori – ente locale, scuola, forze dell’ordine, parti sociali – per cercare di trovare soluzioni a fenomeni come questi, sempre più frequenti e sempre più inquietanti”: il Gruppo consiliare del Pd di Vignola interviene in merito alla indagine per estorsione, spaccio e ricatto a carico di una baby gang.
I consiglieri del Gruppo del Partito democratico esprimono profondo sconcerto per quanto sta emergendo dalle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Sassuolo, che avrebbero portato alla luce l’esistenza di una baby gang, composta da tre ragazzini tra i 16 e i 17 anni, che sembra agisse anche all’interno dell’istituto d’istruzione superiore “A. Paradisi” di Vignola e dedita allo spaccio, all’estorsione e al ricatto nei confronti di altri minori. Confidiamo che l’inchiesta possa stabilire al più presto la realtà dei fatti, e che i responsabili ricevano la giusta punizione per le loro azioni. Desideriamo inoltre esprimere la nostra vicinanza alle vittime e ai loro familiari, che hanno dovuto subire per lungo tempo queste terribili vessazioni.
Al tempo stesso, manifestiamo la nostra solidarietà nei confronti della scuola di Vignola, duramente colpita da questa orribile vicenda. Certamente questo episodio deve essere interpretato come un campanello d’allarme del profondo disagio che stanno vivendo ampie fasce della popolazione giovanile, anche tra i gruppi sociali più “insospettabili”, e come uno sprone a incrementare l’attenzione verso i fenomeni di devianza prima che si trasformino in violenza e criminalità; ma non possiamo dimenticare l’enorme lavoro svolto quotidianamente da presidi, insegnanti, personale amministrativo e genitori nei confronti dei ragazzi che frequentano le scuole di Vignola. Lavoro spesso portato avanti in condizioni difficili, con pochi mezzi e strumenti, ma anche con grande passione e professionalità. È grazie a questo sforzo, condotto lontano dalle luci dei riflettori, ma non per questo meno importante e significativo, che ancora oggi le nostre scuole sono tra le più apprezzate della provincia e non solo, come dimostrano i numeri delle iscrizioni anno dopo anno.
Le istituzioni hanno il compito, adesso, di non lasciare sola la scuola, così come non devono lasciare sole le famiglie. Occorre un coordinamento fra vari attori – ente locale, scuola, forze dell’ordine, parti sociali – per cercare di trovare soluzioni a fenomeni come questi, sempre più frequenti e sempre più inquietanti. La repressione da sola non basta, ma è necessario rimettere al centro la prevenzione, attraverso programmi e progetti educativi di lungo respiro. L’obiettivo per il futuro deve essere una scuola che non veda più l’intervento dei carabinieri e della polizia al proprio interno, ma che si ponga essa stessa come presidio per tutto il territorio
Il rapporto esamina gli andamenti che
caratterizzano l’agricoltura regionale, ed evidenzia la peculiarità del
comparto, che, oltre a rilevanza economica, complessità dei vari ambiti, ha
anche una valenza profondamente culturale e identitaria di un territorio.
L’Emilia-Romagna è una delle regioni leader dell’agroalimentare sia per valore
produttivo, che per numero di prodotti certificati e di aziende.
Il Rapporto ci dice che l’agroalimentare dell’Emilia-Romagna nel 2018 consolida la
propria posizione, con quota 4,7 miliardi di euro (+0,4%)
di valore della produzione agricola. Trend che si conferma dal 2015.
Si conferma, inoltre, il trend di crescita
anche per l’industria alimentare (+0,5%).
Esaminando l’andamento dei principali
settori produttivi, il vero motore propulsivo dell’economia agricola regionale
sì è confermata ancora una volta la zootecnia (+5,8%);
in particolare si consolida anno dopo anno la crescita del comparto latte,
con prezzi in aumento di circa il 10%, trascinati al rialzo dal buon andamento
di mercato del Parmigiano Reggiano.
Arretrano, invece, le produzioni
vegetali, di grano duro (-15% circa) e barbabietola (-35%),
così come la frutta invernale: mele (-22,4%), pere (-14,3%),
kiwi (-37,7%)
Sono in ripresa: pesche (+35,7%) e nettarine (+25,4%). Ottima la vendemmia come qualità e quantità di vino e mosti prodotti (+35%).
L’export regionale
delle produzioni agroalimentari ha registrato un aumento (+3,6 per cento),
ben superiore alla media nazionale, con contributo decisivo dell’industria
alimentare.
Tra le specialità “made in
Emilia-Romagna” che tirano di più sui mercati esteri spiccano in ordine di
importanza le carni lavorate e trasformate (circa 1.260
milioni di euro), i prodotti lattiero-caseari (803
milioni), quelli da forno e i farinacei (622,5), frutta
e ortaggi lavorati (576 milioni) e frutta fresca (510
milioni di euro).
La Germania si conferma
il principale mercato di esportazione per le nostre eccellenze agroalimentari,
con una quota del 18,45%, seguita da Francia (14,11%), Regno
Unito (7,43%) e Usa (7,06%). Nell’insieme i 28 Paesi
aderenti all’Unione europea hanno assorbito nel 2018 l’81,3% dell’export regionale.
La provincia dell’Emilia-Romagna che
svetta su tutte le altre per vocazione all’export è sempre Parma,
per un controvalore di 1,58 miliardi di euro, seguita da Modena (quasi
1,4 miliardi), Ravenna (720 milioni), Reggio Emilia (625
milioni), Bologna (circa 600), Forlì-Cesena (oltre
560), Piacenza (circa 420), Ferrara (oltre
390) e Rimini oltre 220
milioni).
Assestata sulle 70mila unità l’occupazione nei
campi e aumenta la presenza delle donne tra i
lavoratori autonomi.
In questo contesto come si colloca il nostro territorio? Purtroppo dati numerici e percentuali non si conoscono (e non sarebbe inutile se l’Amministrazione potesse metterli a disposizione, se conosciuti).
Si sa, però, che Vignola e i Comuni contermini rappresentano
una delle realtà di punta dell’agroalimentare emiliano-romagnolo grazie alla
presenza di numerosi prodotti DOP e IGP universalmente riconosciuti, alla
attrattività di un territorio nel quale una agricoltura di alta qualità convive
con alcune dei più importanti ed iconiche realtà industriali a livello
mondiale, grande capacità
imprenditoriale rafforzata da una fortissima propensione all’innovazione, forte tradizione associativa che ha
consentito la nascita e la crescita di distretti produttivi in grado di supplire
alle ridotte dimensioni delle imprese.
I principali settori agroalimentari del territorio sono i
seguenti:
Frutticolo che, grazie al notevolissimo impegno dei produttori
associati fortemente sostenuto dalle istituzioni locali e regionali è stato in
grado di superare la crisi della cerasicoltura tradizionale ridisegnando
completamente la coltura che oggi è nuovamente riconosciuta a livello nazionale
ed internazionale anche grazie al marchio IGP “Ciliegia di Vignola”. Questa situazione ha trainato anche altre
colture, in particolare albicocche e susine.
Vitivinicolo che ha conosciuto dalla fine degli anni ’80 del
secolo scorso una fase di grande sviluppo che, anche in questo caso, è stata
innescata dalle significative innovazioni che hanno caratterizzato l’intera
filiera produttiva.
Lattiero-caseario che sta beneficiando della favorevole situazione del
mercato Parmigiano Reggiano DOP che, dopo la grave crisi, ha avviato una fase
di forte sviluppo e che, attualmente, viene stabilmente scambiato su valori
particolarmente interessanti
Questa situazione è
riconducibile a diversi aspetti quali:
piano di
controllo delle produzioni definito dal Consorzio di tutela;
politica di
qualificazione e segmentazione della produzione avviata da diverse realtà
commerciali con l’obiettivo di attrarre nuove fasce di consumatori evoluti;
grande impegno
per conquistare mercati esteri che, come si evince dai dati del rapporto 2018
ISMEA – Qualivita sui prodotti DOP e IGP, hanno assorbito circa il 40% della
produzione compensando il calo di un mercato domestico ormai maturo ed ancora
soggetto agli effetti della crisi economica.
Lavorazione
delle carni e produzione di derivati
attualmente caratterizzato da gravi problematiche.
L’evoluzione della realtà
agroalimentare vignolese ha comunque rappresentato che situazioni particolarmente
problematiche possono essere superate.
Perché tutta questa premessa? Perché in questo scenario, non
negativo, risulta prioritario e importante sostenere il settore e gli operatori
della filiera agroalimentare, anche con specifici interventi e servizi.
Il nostro territorio è fortemente a vocazione agroalimentare, con predominanza del comparto ortofrutta ed in particolare delle colture cereasicole. Se questo è, bisogna che le politiche indirizzino lo sviluppo di sinergie utili alla produzione, alla promozione e alla commercializzazione dei prodotti agroalimentari tipici e di qualità.
Scelte come quella discussa e approvata durante l’ultimo consiglio comunale, che ha visto la maggioranza approvare una variante al PRG che riduce i vincoli a destinazione agroalimentare di terreni inseriti in contesti di area omogenea, vanno in direzione opposta.
Il solo richiamo alla norma regionale n. 24 del 21/12/2017, “Disciplina regionale sulla tutela l’uso del territorio”, e in particolare la valutazione, fatta con gli strumenti urbanistici ad oggi a disposizione, di favorire interventi di qualificazione di aree già urbanizzate o completamento di interventi avviati ma non completati, in un’ottica di rigenerazione dei territori urbanizzati e di miglioramento della qualità urbana ed edilizia non è sufficiente a motivare una variante come quella in discussione.
Parlare di congruità e di coerenza del modello di sviluppo urbano con le scelte di pianificazione territoriale vuole dire avere una idea di sviluppo del territorio e di ambiti produttivi generatori di economia positiva che non può orientarsi e disorientarsi a seconda delle contingenti situazioni e condizioni. Occorre che su scelte così penetranti e condizionanti (non si dica che è solo un pezzo di terreno!!) ci sia una conoscenza e diffusione di informazioni utile a chi deve operare le scelte (noi qui oggi) e per gli operatori e le associazioni di categoria.
Il Consiglio comunale di Vignola ha votato una variante urbanistica che stabilisce che le sale da gioco possono essere collocate solo in zone lontane dai cosiddetti “luoghi sensibili”, in ottemperanza alla legge regionale vigente. La disposizione si applica ai nuovi insediamenti. Il Pd aveva presentato un ordine del giorno per introdurre una riduzione delle tariffe a quegli esercenti che si impegnassero a disinstallare apparecchi da gioco già in funzione. La maggioranza ha però bocciato la proposta.
Poteva essere una bella occasione per dimostrare come il Consiglio comunale di Vignola sappia essere unito nell’affrontare una tematica di grande impatto sociale, quale è il gioco d’azzardo, al di là delle divisioni politiche e di partito: invece, accanto alla soddisfazione per aver contribuito al miglioramento e all’adozione di una delibera molto importante, rimane il rammarico per lo scarso coraggio che continua a denotare questa maggioranza.
Nel corso dell’ultimo Consiglio comunale è stata infatti votata una variante urbanistica che ha introdotto alcune significative modifiche alle norme tecniche di attuazione del Piano regolatore. In particolare, si è previsto che le sale da gioco (sia quelle complementari ad altre attività commerciali, sia quelle individuate in specifici punti vendita) trovino la loro esclusiva collocazione nelle zone a destinazione produttiva-commerciale, periferiche rispetto al centro cittadino e quindi lontane dai luoghi sensibili. Una disposizione che nasce dalla legge regionale n. 5 del 2013, e che trova il nostro pieno sostegno; anzi, con un emendamento alla delibera, approvato all’unanimità, abbiamo inasprito la proposta di modifica, riducendo in tutte le zone produttive-commerciali (quindi sia quelle consolidate che quelle di nuova espansione) la percentuale di superficie utilizzabile per questo genere di attività.
Ma poiché le norme si applicano ai nuovi insediamenti, siamo consapevoli che occorre accompagnare questa azione di contrasto e prevenzione anche con qualche forma di incentivo che possa aggredire le situazioni già presenti sul nostro territorio: per questo, accanto all’emendamento, abbiamo proposto un ordine del giorno che impegna la Giunta e il Consiglio ad approvare una modifica al regolamento della tariffa corrispettiva puntuale, con lo scopo di introdurre una specifica riduzione a favore di quegli esercenti che si impegnano a disinstallare gli apparecchi da gioco dalle proprie attività (una politica adottata da molte amministrazioni, peraltro, che hanno aderito al progetto “città slot free”). La maggioranza, però, ha ritenuto di bocciare la nostra proposta: peccato, un’altra occasione persa (l’ennesima) per cercare di operare concretamente contro una piaga sempre più minacciosa per la nostra società.
Qui sotto potete trovare il testo del nostro ordine del giorno:
Il Gruppo consiliare del Pd di Vignola, nell’ultima seduta del Consiglio, dopo averlo già fatto un mese fa, ha di nuovo interrogato la Giunta Pelloni sul tema sicurezza, anche alla luce dei recenti episodi criminosi avvenuti ai danni di esercenti e aziende del territorio. La risposta della Giunta è stata però insoddisfacente
Il tema della sicurezza urbana per il centrodestra, purtroppo, è così: brandito come un’arma durante le campagne elettorali, quasi dimenticato nell’ordinaria amministrazione. Non fa eccezione Vignola: quante volte se n’è parlato prima, durante e subito dopo le ultime elezioni comunali, e quanto si è fatto oggi, dopo due anni di governo del centrodestra? Quasi che, dopo aver minacciato l’uscita dal Corpo unico di Polizia locale, per poi fare precipitosamente marcia indietro, il sindaco Pelloni non lo consideri più un tema di propria specifica responsabilità, demandando tutto all’Unione o al suo assessore alla sicurezza. E invece, leggendo le cronache degli ultimi mesi, occorrerebbe mantenere alta l’attenzione e ragionare, tutti, sugli strumenti da mettere in campo, partendo da una valutazione oggettiva dei dati. È quanto abbiamo chiesto alla Giunta in Consiglio Comunale ribadendo quanto già chiesto con una analoga interpellanza un mese fa. La risposta non ci ha soddisfatto. Alla luce dei recenti avvenimenti criminosi (le cronache registrano a Vignola tre rapine ai danni di due tabaccherie e una farmacia, due “spaccate” in un bar, due furti in un’azienda del territorio) ci appare infatti necessaria una seria e attenta riflessione sulle politiche attuate dall’Amministrazione nell’affrontare il problema della sicurezza urbana. La risposta, purtroppo, è stata uno sterile elenco delle cose fatte negli ultimi tempi, sia dall’Amministrazione comunale che dall’Unione Terre di Castelli. Nessuna valutazione critica dell’operato finora svolto, nessuna analisi dei risultati conseguiti, nemmeno un dato che descrivesse in maniera un po’ più oggettiva la situazione sul nostro comune e il territorio circostante. Alla fine, non si è nemmeno capito come l’assessore comunale competente giudichi il livello di sicurezza a Vignola: buono, mediocre, insufficiente? La sensazione è di navigare a vista, senza un’idea precisa del contesto e della strategia da adottare, quando invece occorrerebbero chiarezza e decisione. E questo non può certamente lasciarci tranquilli.
Giovedì 2 maggio, a Vignola, abbiamo parlato di Europa, assieme
a Damiano Zoffoli (europarlamentare), Matteo Manni (vicesegretario GD), Davide
Fava (segretario provinciale PD), e Federico Covili (coordinatore di zona TDC
PD), usando un approccio diverso dal solito: abbiamo coinvolto il pubblico
attraverso la lettura di bigliettini contenenti descrizioni di finanziamenti
europei ricevuti “a casa nostra”. Per poi sviluppare, attorno ai temi generali
che questi proponevano, un dibattito.
La volontà era quella di proporre un confronto che partisse
dalla concretezza.
Europa, sì: ma, perché starci dentro? Come sentirsi un’identità
europea senza doverla interiorizzare forzatamente per “partito preso”? Perché
l’Unione sembra essere stata debole sul tema dei migranti? Cosa fa per
l’ambiente? Con la cultura si mangia? Quale è il vero concetto di sicurezza?
Durante la chiacchierata gli ospiti dialoganti si sono spesi
con argomentazioni appassionate verso un pubblico che ha mantenuto alta l’attenzione
per tutte e due le ore dell’incontro.
Il 2 maggio è stato il primo di una serie di appuntamenti
che verranno riproposti in questo modo: l’evento lascerà più spazio al pubblico,
che, spesso, durante gli incontri, ha il ruolo di ascoltatore passivo. Più confronti
per crescere come persone e come partito, più confronti per capire chi siamo,
cosa pensiamo e, semplicemente, per conoscerci e uscire dalle nostre mura.
Mura non solo fisiche: mura mentali che tutti
indistintamente abbiamo. Senza perdere la bussola, senza che questo voglia dire
abbandonare i propri valori.
Dobbiamo dirci, con molta onestà, che forse non abbiamo
sempre ragione noi, che non tutti quelli che non la pensano come noi sono ignoranti
che non meritano tempo e rispetto, che forse l’Europa, così come è, non va
bene; che forse è normale avere paura di strade buie e di tecnologie che
sembrano togliere lavoro.
Perché il problema della sinistra nasce proprio qui: nel momento
in cui, da una parte, ha smesso di ascoltare, e dall’altra, ha iniziato a
pontificare su situazioni che non conosce.
Rimbocchiamoci le maniche e coraggio! In piazza a
distribuire volantini con gli articoli della costituzione! Coraggio!
Incontriamoci per scrivere un’agenda politica anche se mancano due anni alle
elezioni! Coraggio! Sediamoci a un tavolo con chi non la pensa come noi!
Coraggio! Ricordiamoci che siamo persone, con storie, desideri e paure. Parliamoci
chiaro, e abbiamo coraggio!
Sia la nostra ancóra la voglia di lasciare un mondo pulito,
sicuro e giusto ai nostri figli.